Le batterie al sale nascono in risposta al bisogno attuale di produrre energia da fonti sostenibili. In un’era in cui il rispetto dell’ambiente si è ormai trasformato in un autentico valore, la ricerca punta a individuare fonti di energia rinnovabili, che non vadano a impattare negativamente sul pianeta.
Questo discorso vale ovviamente anche per gli accumulatori di energia, vale a dire le batterie. Più nello specifico, l’obiettivo è quello di adottarne una tipologia sostenibile, che non inquini e si possa riciclare con facilità: caratteristiche che vengono normalmente attribuite alle batterie al sale.
Ma, esattamente, cosa sono le batterie al sale? Cosa le distingue da quelle classiche al litio? Nell’articolo di oggi cercherò di rispondere a queste domande, analizzando nel dettaglio gli accumulatori al sale e cercando di capire se siano effettivamente così convenienti come sembrano.
Cosa sono le batterie al sale e da cosa sono composte
Le batterie al sale, chiamate anche accumulatori al sale, altro non sono se non dei dispositivi che hanno l’obiettivo d’immagazzinare e accumulare l’energia. Questa loro funzione, di fatto, non le rende diverse dalle comuni batterie al litio che tutti siamo soliti usare: la vera differenza tra le due tipologie è infatti da ricercare nella loro composizione chimica interna.
Le batterie al sale vengono infatti chiamate così proprio per il fatto di contenere “sale” o, per meglio dire, sodio. Il sodio è un elemento chimico che, sulla tavola periodica, è compreso nello stesso gruppo del litio, il che significa che tra i due componenti vi sono delle somiglianze.
Ciò che a noi interessa, tuttavia, sono piuttosto i fattori che li distinguono. Il sodio presenta infatti un numero e un peso atomici superiori a quelli del litio, il che lo rende più difficile da gestire. Di contro, tuttavia, si reperisce con maggiore facilità e, a differenza del litio, è possibile riciclarlo.
Detta così, sembrerebbe la soluzione a tutti i nostri problemi. Chi di noi non vorrebbe servirsi di batterie che non inquinano, che si possono riciclare facilmente e che sono fatte con un ingrediente semplice e salutare come il sale? Peccato che le cose non stiano esattamente così.
Se, infatti, è vero che il sale, ossia il cloruro di sodio, rappresenta la componente più importante di questi accumulatori di energia, quella presente in maggiore quantità, è altrettanto assodato che non è certamente l’unica. Per quanto vengano definite “batterie al sale”, infatti, parliamo pur sempre di dispositivi realizzati attraverso un insieme di diverse componenti chimiche che, nello specifico, sono le seguenti:
- Cloruro di Sodio: 32%
- Nickel: 20%
- Rame: 4%
- Ferro: 22%
- Ceramica: 20%
- Materiali vari: 2%
Come puoi notare tu stesso, il componente chimico presente in quantità maggiori e che si attesta subito dopo il cloruro di sodio, è il nickel. Questo elemento, oltre a essere di difficile reperibilità (o, per meglio dire, non lo si trova con la stessa facilità del sodio) è anche altamente tossico e cancerogeno. Occorre però specificare, a scanso di equivoci, che il nickel non è presente sempre nella stessa quantità e che raggiunge il suo apice solo ed esclusivamente quando la batteria è carica, per poi abbassarsi gradualmente.
Tutto questo per sottolineare il fatto che la presenza di questo componente nocivo non fornisce un motivo valido per svilire le batterie al sale: si tratta semplicemente di uno degli aspetti negativi di questi accumulatori di energia. Un aspetto negativo i cui effetti sull’ambiente possono essere facilmente scongiurati da un corretto smaltimento delle batterie.
Accumulatori al sale: chi li produce?
Contrariamente a quanto potresti pensare, le batterie al sale non sono una novità recente, ma nascono negli anni 80 in Sud Africa grazie alla Zeolite Battery Research (Zebra) che creò la Zebra Battery. L’azienda è stata venduta più volte ad altre società che hanno investito su questo tipo di batteria senza grossi risultati. L’unica a portare veramente avanti la visione fu la FIAMM nota azienda italiana di batterie per auto.
Arriviamo poi all’ azienda chiamata Elettra 1938 (ex FIAMM), dopo anni di ricerche e di test, è finalmente riuscita a produrle con il nome specifico di “FZSonik“. Queste batterie erano poi state adottate da alcune importanti compagnie di autobus e, attualmente, continuano a essere le più utilizzate in Italia.
Ma quelle di Elettra 1938 non sono certo le uniche batterie al sale prodotte. Spostandoci nel resto del mondo, degno di nota è il caso della nota azienda cinese CATL (Contemporary Amperex Technology): una società famosa per essere specializzata nella produzione di batterie agli ioni di litio, tanto che nel 2021 è stata dichiarata la più grande produttrice di batterie al mondo.
Nonostante questo primato, il 29 luglio dello stesso anno, CATL lancia un progetto improntato alla realizzazione di accumulatori al sale, che dovrebbe vedere la luce già l’anno prossimo, nel 2023. Ciò è indice di quanto l’importanza di queste batterie sia percepita in ogni parte del mondo, al punto che perfino società famose per aver sempre prodotto i classici accumulatori al litio si stanno lentamente convertendo a quelli al sale.
Probabilmente avrai anche sentito parlare delle batterie al sale tramite il servizio delle Iene di Italia Uno che poi è andato virale in tutti i social. Il produttore intervistato nel servizio crea sistemi di accumulo di energia utilizzando le batterie al sale FzSonik sopra descritte.
Apriamo una parentesi, qual’è la differenza tra sistema di accumulo e batteria? La batteria è solo la cella (in grado di trattenere l’energia), mentre il sistema di accumulo ha bisogno di inverter, sistemi di protezione, gestione della carica e della scarica e di un sistema di gestione, insomma tutta la componentistica tecnologica necessaria per la gestione, specialmente per un impianto casalingo o indistriale.
Ma, a conti fatti, quali sono i vantaggi di questa tipologia di batterie?
I vantaggi degli accumulatori al sale
I vantaggi offerti dalle batterie al sale, rispetto a quelle al litio, non sono affatto di poco conto. Questi accumulatori, infatti:
- garantiscono prestazioni più efficienti e affidabili, riuscendo a durare anche per vent’anni;
- possono rimanere inutilizzate anche per molto tempo, continuando comunque a funzionare bene;
- funzionano indipendentemente dalla condizione ambientale, assicurando prestazioni ottimali anche a temperature di – 20° o +60°;
- garantiscono una ricarica sempre veloce, con un picco elevato;
- non riducono la propria efficienza nel tempo;
- sono esenti dal rischio d’incendio o di esplosione.
In aggiunta a tutti questi aspetti positivi, occorre poi sottolineare nuovamente la questione relativa al loro riciclo e smaltimento: due operazioni che con queste batterie è assolutamente possibile fare, a patto ovviamente di servirsi degli appositi impianti.
La domanda che potresti legittimamente porti, tuttavia, è relativa al loro prezzo: chiederti quanto costa una batteria al sale è infatti perfettamente lecito, tanto più che la risposta rappresenta un altro aspetto negativo di questi accumulatori. Non essendo ancora particolarmente diffusi, infatti, il loro prezzo di vendita è ovviamente superiore rispetto a quello delle classiche batterie al litio.
Questo piccolo svantaggio, tuttavia, non va comunque a influenzare negativamente il loro valore ecologico, che le rende molto importanti ai fini della sostenibilità ambientale: un principio che dev’essere applicabile ad ogni campo dell’esistenza, anche a quello della costruzione della case.
quindi riassumendo, i contro delle batterie o sistemi di accumulo al sale sono:
- costi superiori
- maggiore ingombro rispetto a quelle al litio
- hanno solitamente capacità nominali più basse rispetto a quelle dichiarate
- la batterie a regime hanno necessità di una temperatura di 300°C
Sfruttare accumulatori di energia sostenibili, come appunto quelle al sale, può contribuire al conseguimento di un importantissimo obiettivo: progettare abitazioni autosufficienti dal punto di vista energetico, in quanto, come dico sempre: l’unica forma di energia veramente sostenibile… è quella non consumata!
Le batterie di sale al servizio di una casa ecologica sostenibile
Per quanto la tecnologia sia importante e ci possa aiutare a individuare forme d’immagazzinamento dell’energia sempre più sostenibili, come appunto le batterie al sale, è altresì fondamentale progettare case autosufficienti sotto l’aspetto energetico.
Per conseguire questo importante traguardo, tuttavia, il primo passo da fare consiste nell’abitare in case che consumano poco o quasi zero, abitazioni perfettamente isolate sia dal freddo invernale che dal calore estivo: abitazioni come le nostre case in paglia.
Il nostro primo e principale obiettivo è infatti quello di sviluppare case che possano essere “off-grid” e, in quanto tali, completamente autosufficienti dal punto di vista energetico e staccate dalla rete. Solo in questo modo, infatti, sarà possibile vivere più serenamente, liberi dalle dinamiche speculative e geopolitiche che ci vengono imposte dalla società. Liberi di essere noi stessi in un mondo realmente sano e sostenibile.
La tecnologia è in continua evoluzione e quindi non è facile dire qual’è il sistema tecnologico migliore in assoluto, dipende da tanti fattori come: il momento storico, il progetto, la posizione geografica, il budget del committente, il suo stile di vita e la sua visione.
Di una cosa però sono certo, bisogna partire prima di tutto dal progetto architettonico e dai suoi materiali, su questo bisogna investire prima di tutto. Una volta ottimizzato “l’involucro” la tecnologia è qualcosa in più che ci da una mano a raggiungere l’obiettivo.
Se hai in programma di progettare e realizzare casa veramente sostenibile ed ecologica e vorresti sapere come realizzala in legno e paglia con un impianto off-grid in grado di garantirti l’autosufficienza energetica, contattaci attraverso il form qui sotto: